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L’idea non statica, non contemplativa del modo di intendere il recupero della memoria storica, porta la Cineteca a operare attivamente nella produzione cine-documentaristica a soggetto storico-territoriale e filmica. Questi lavori essenzialmente di ricerca e documentazione sociale e culturale, visti e premiati nei festival di settore, possono rappresentare una nuova frontiera e, al contempo, un’indagine rigorosa su passato e presente, suggerendo una strada tematica per il futuro dell’audiovisivo.

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Figli del Minotauro / 75 min 2022

 

Il film racconta una mitopoiesi del contemporaneo sulla figura degli allevatori  che praticano la transumanza, antica forma di trasferimento di animali e uomini dal mare alla montagna. Ma la transumanza è anche una metafora del cammino dell’uomo e del bovino, iniziato diecimila anni fa con la domesticazione. Ancora prima però il toro veniva rappresentato dai primi artisti della storia sulle pareti delle grotte con significati ancora a noi sconosciuti. Il documentario segue una famiglia di allevatori nelle stagioni che pratica l’allevamento semibrado delle podoliche, la razza tipica calabrese, ricostruendo di ipotesi di caccia primordiale e raffigurazioni parietali; in Calabria è sito uno dei piu’antichi e misteriosi graffiti del mondo, il Bos Primigenius di Papasidero .  La civiltà cosiddetta pastorale custodisce un ricco novero millenario di conoscenze; un etnomusicologo ci accompagna nel percorso sonoro dei campanacci, emblemi sonori di questo mondo arcaico ma calato perfettamente nella contemporaneità. Un lavoro che parte dalla preistoria per compiere una riflessione  sul mito, sull’arte, sull’allevamento non industriale, sul rapporto dell’uomo con la natura e con il territorio. la transumanza è stata dichiarata  dal comitato patrimonio mondiale dell'Unesco, riunitosi  a Bogotà, patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Un progetto antropologico  complesso e articolato realizzato unitamente a Antonio  Renda per la parte fotografica e a Nicola Carvello, per la cinematografia del documentario, che negli  ultimi anni ha profondamente inciso  nell’approccio sociale al fenomeno della transumanza, trasformandolo da pratica zootecnica e silvopastorale a fatto culturale. Lo dimostra il fiorire continuo di iniziative sul tema, dalla convegnistica all’escursionismo, al gastronomico, che interessano e coinvolgono pubblico e associazioni..L’opera filmica si distanzia dalla prevedibile frontalità di rappresentazione del pur suggestivo trasferimento di uomini e animali per abbracciare il racconto epico, con inserti di finzione,  mantenendo un rigoroso registro documentario , senza l’ausilio di voce fuori campo.

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Gangale presenze arbreshe a Marcedusa  50’ / 2018

 

Giuseppe Gangale scese in Calabria mandato dall’Università di Copenhaghen per interessarsi della lingua arbreshe, alla quale dedico gli ultimi decenni della sua straordinaria vita, in giro per i comuni arbreshe  a raccogliere preziose testimonianze di questa lingua antica. Gangale/ presenze arbreshe a Marcedusa racconta, con il supporto di storici e glottologi di livello internazionale, la storia, poco conosciuta, di questo piccolo grande uomo, che ha lasciato un patrimonio di registrazioni sonore , di scritti, di materiali sulle comunità arbreshe della Calabria, di straordinario interesse antropologico. Gangale, nativo di Ciro’, frequentò il Collegio di Sant’Adriano a S. Demetrio Corone , dove  si recava per studiare l’intellighentia arbereshe ed albanese, per poi trasferirsi a Firenze, dove divenne saggista ed editore in un periodo in cui la libertà di pensiero era sottoposta a dure censure. Ritornò in Calabria dopo un lungo pellegrinaggio fisico e spirituale che lo  aveva portato in mitteleuropa, tra riforma protestante e filosofia. Il documentario ricostruisce alcuni momenti della sua vita  nelle diverse comunità arbereshe , rappresentando  la  mirabile opera condotta nei comuni della Calabria centrale, per recuperare la lingua, l’identità e la cultura di comunità che la società industriale stava massificando.Partì proprio dal Comune di Marcedusa perché considerava questo come uno dei centri di piu’ antico insediamento degli Albanesi in Calabria, e, distante dalle comunità della Provincia di Cosenza, vi si parlava una lingua diversa, con minori contaminazioni. Con piglio certosino e con metodo scientifico, il professore Gangale, interpretato nel film dall’attore Mario Marascio,registrava le conversazioni con giovani e meno giovani, alla ricerca di vocaboli, espressioni, modi di dire, o piu’ semplicemente racconti, favole, poesie. A distanza di quasi quarant’anni dalla sua scomparsa, sono stati rintracciati alcuni testimoni del suo passaggio, come Giulio Peta di Caraffa, che  oggi gestisce l’UNLLA  dove si trovano molti materiali interessanti, Carmine Talarico, che ha ricordato i tempi di Radio Macondo a Crotone, Corrado Iannino che ha scritto una interessante pubblicazione, Cesare Marini, che fu uno dei promotori in parlamento della legge di tutela e salvaguardia delle minoranze linguistiche, John Trumper uno dei piu’ importanti glottologi d’Europa.  questo straordinario lavoro di salvaguardia della lingua oggi dimostra  di aver avuto un senso, grazie ad un gruppo rock che pensa, scrive e suona musica arberesehe. Oggi vi sono numerosi istituti che portano il suo nome e che conservano ancora la memoria di questa  grande figura della cultura calabrese e internazionale.

 

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In Cammino con Gioacchino 

52’ 2017

 

Un gruppo di escursionisti ripercorre il cammino di Gioacchino da Fiore, partendo dall’abbazia di Corazzo, per monti e valli della Sila, passando dai luoghi straordinari che recano le tracce dell’abate celichese. Il percorso non è solo fisico, ma è anche spirituale, perché ci si avvicina alla figura e al pensiero di una straordinaria personalità della cultura mondiale. Gioacchino da Fiore può essere visto da diversi angoli visuali , dalla teologia alla storia, dalla filosofia all’antropologia, rimanendo un personaggio “iniziatico” che presuppone uno studio e un approccio sicuramente non facile e non adatto a tutti; nonostante questa sua difficoltà, resta uno dei calabresi  piu’ conosciuti  e apprezzati nel mondo. La Sila tutta fu terreno d’elezione delle predicazioni gioachimite e dell’ordine florense che vi disseminò numerose “domus” , oggi andate perdute, ma che riecheggiano nelle toponomastiche dei luoghi. “In Cammino con Gioacchino” vuole essere un invito a scoprire questo mondo affascinante e perduto per proporre itinerari sconosciuti ai piu’ , da percorrere a piedi, senza ausilio di vetture o moto,per riflettere sulla vita e l’opera di un grande del tempo, conteso da Papi e imperatori, in un momento in cui la Calabria si poneva come  centro dell’universo allora conosciuto. Una terra di monaci, eremiti, santi, anacoreti, che hanno lasciato segni indelebili del loro passaggio , di rinnovato interesse nell’anno dei Cammini. Nel lavoro, fortemente partecipato dalla comunità locale attraverso un processo identitario,ci accompagnano guide, storici, filosofi, architetti, in questo viaggio verso la scoperta di siti suggestivi incastonati nell’altopiano silano che aspettano ancora di essere svelati in tutti i piu’ reconditi misteri. Oggi è in corso un processo di canonizzazione di questo grande teologo e flosofo, citato da Dante ad Obama, tradotto in tutte le lingue , diventando così uno dei calabresi piu’ famosi nel mondo. Tra le letture piu’ originali del suo pensiero, il lavoro si  sofferma sul linguaggio per immagini del Liber Figurarum, identificandolo come uno dei primi esempi di linguaggio cinematografico. Per le predicazioni dell’abate Gioacchino, che usciva dal Monastero per andare tra la gente, infatti, disporre di illustrazioni consentiva una maggiore fruibilità al popolo per veicolare il suo innovativo messaggio che preconizzava l’arrivo della terza età dello spirito. Un binomio questo, del cinema e dei beni culturali, vincente nelle altre Regioni, e che potrebbe essere esportato qui in Calabria  con esperienze pilota come questa in cui viene particolarmente apprezzato   il coacervo di soggetti, quali  studiosi, operatori culturali, sportivi ed ecologisti, provenienti da diversi settori, ma che insieme propongono una nuova progettualità per sviluppare  strategie di promozione del territorio silano e dei beni culturali. Sugli itinerari gioachimiti si sta costituendo un interessante gruppo di lavoro composto , oltre che dai Comuni interessati, anche da studiosi, ricercatori, enti e associazioni, che lavorino per consentire l’istituzionalizzazione di una serie di percorsi attraverso i luoghi che Gioacchino toccò durante il suo cammino in Calabria.

 

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Rotella fuori posto

 

Ricordare Mimmo Rotella è come parlare di uno spirito buono della città che gli ha dato i natali, questo borgo accoccolato sui colli tra Jonio e Tirreno, tra mari e montagna, in cui soffia sempre il vento . Ma è anche il natio borgo selvaggio dal quale ogni artista deve andare via per conoscere e confrontarsi con il mondo, per affrontare le avventure della vita, e poi tornare con una nuova consapevolezza. “Rotella fuori posto” nasce come divertissement sulla figura prestigiosa e provocatoria di uno dei massimi artisti italiani del ‘900, ponendo degli interrogativi sull’arte contemporanea oggi, in un tempo in cui il dibattito si è pericolosamente sopito. Forse perché tutti si sentono artisti, come il nostro personaggio, interpretato da Alessandro Haber, che torna in questa città sulle tracce del mito, e prova ad insegnare arte, in una società che riconosce ormai pochissimo spazio agli artisti. Ilingua greca la parola τεχνη (tekhnê), che comunemente viene tradotta con arte, indicava più propriamente l'abilità manuale e artigianale: da questo termine deriva infatti la parola "tecnica"; gli scultori e pittori greci erano artigiani, come artigiano, è quello che Platone chiama demiurgo, che forgia la materia umana a somiglianza di quella divina , progettando il mondo. Un mediatore tra gli uomini e gli dei, che nel film è interpretato da Saverio Rotundo, un’altra anima buona della città dei tre colli, che alla veneranda età di novant’anni continua a produrre opere e ad esporre con l’entusiasmo di un giovane.  Così oggi Mimmo Rotella è diventato  un mito, ma cosa vuol dire essere artisti o sentirsi artisti?, E’ forse possibile insegnare arte contemporanea nelle scuole e nelle accademie? Questi sono solo alcuni dei quesiti che il lavoro tenta di porre, per denunciare l’assoluta lateralità dell’arte nella civiltà tecnologica che non riconosce spazi né ruoli. Come diceva Picasso “Ogni bambino è un artista . Il problema è rimanere artista quando si cresce”, ed è da lì che bisogna partire per comprendere sia l’uomo che il personaggio.

Il caso Misiano                                                                                                                                                                                                                         

 

Questa opera della Cineteca della Calabria è dedicata al produttore cinematografico Francesco Misiano. Attraverso le interviste a testimoni diretti, ricercatori e professori universitari e cinegiornali d’epoca, il documentario, girato in digitale, ricostruisce  i tratti più salienti della sua poliedrica vita: attivista politico, operatore culturale, produttore cinematografico.

Grande uomo del cinema e della politica del ‘900, ingiustamente obliato perché scomodo, ma meritevole di una rivalutazione nella sua figura di grande promotore culturale Francesco Misiano, nasce ad Ardore, un paesino della bassa costiera jonica calabrese, nel 1884. Trasferitosi a Napoli per motivi di lavoro, e iscrittosi al Partito Socialista Italiano, lo ritroviamo nel 1918 a Berlino dove, a fianco di Rosa Luxemburg e Karl Liebnicht, partecipò ai moti spartachisti e per questo catturato ed imprigionato. Nel 1919 inizia la sua carriera di parlamentare, ma fu costretto all’esilio nel 1921. Da questo momento, inizia la sua carriera internazionale nel SOI (soccorso operaio internazionale ) nato per sostenere il proletariato di tutti i paesi. Nel 1924 la società, con sede in Berlino, affidò a Misiano  il compito di fondare a Mosca per la sezione cinema, una casa di produzione che prese il nome di Mezrabpom, della quale diventò presidente. Con la Mezrabpom realizzò, dagli anni ’20 in poi, film come  La Madre di Pudovkin, Aelita di Protazanov, il Cammino verso la vita di Ekk

La Fine di San Pietroburgo , Tempeste sull’Asia e tanti altri film.

 

Distributore in Germania de “La corazzata Potemkin”di Ejzenstein, nel 1926  riuscì ad invitare a Mosca Douglas Fairbanks e Mary Pickford, in una memorabile giornata di mondanità cinematografica nella Russia bolscevica. Nel 1933, quando Hitler salì al potere, accolse nella Mezrapbom registi, sceneggiatori ed intellettuali in fuga dal Nazismo come Piscator, Richter, Joris Ivens, Bèla Balàzs, ma col passare del tempo i suoi rapporti con il regime stalinista andarono peggiorando probabilmente per la sua  grande autonomia e libertà di pensiero. La morte lo colse  il 16 Agosto 1936 a soli 52 anni per una grave malattia.

 

Santa Severina Città d’Arte e Cultura                                                                                                                                                                      

Il documentario nasce dall’idea di raccontare storie di luoghi in immagini per la promozione delle città d’arte in Calabria, ricche di fascino e di storia, non adeguatamente conosciute in Italia e all’estero per la loro intrinseca bellezza, da Altomonte a Gerace, da Tropea a Taverna, a Stilo.

Santa Severina città d’arte e cultura viene proiettato a Milano al XXVIII Festival Internazionale del film Turistico Filmando, sezione “ Cartoline Italiane”,  raccogliendo un importante riconoscimento.

Santa Severina Città d’Arte e Cultura, una coproduzione della Cineteca della Calabria – Kutronifilm Production  e San Mauro M. Corporation

Italia: 2000

Durata: 24 minuti

Regia: E.Attanasio, G. Scarfò

Fotografia: Ivan Lomanno, Francesco Mazza

Realizzazione tecnica – post produzione digitale: Vittore Ferrara

Organizzazione Generale: Peppe Gallucci

 

Un gruppo di giovani attori sale su una vecchia corriera per visitare  la città d’arte di S. Severina. Ad attenderli nella piazza c’è un architetto che inizia a raccontargli la storia del castello, uno dei più importanti di tutta la Calabria. Alcuni eventi del passato accaduti nel maniero vengono idealmente ricostruiti da quello stesso gruppo di attori.

 

 

Melissa 49/99                                                                                                                                                                                                                          

Melissa 49/99 ha inaugurato il Festival Tutti i Sud del Mondo a S. Severina (KR) nel luglio del 2000, ha partecipato nello stesso anno al Festival Croniques Villageoises  di Lama, in Corsica e al Torino FilmFestival.

 

Proiettato in città quali Catanzaro, Reggio Calabria, Milano, Reggio Emilia, Valenza Po, Firenze, Weinstadt, in Germania, il film è stato premiato al Festival di Salerno nel 2002.

E’ stato anche oggetto di studi delle tesi di laurea  in Cinematografia Documentaria e in Storia e Critica del Cinema al DAMS dell’Università della Calabria.

 

Produzione: Cineteca della Calabria Kutronifilmproductions

Formato : 16 mm b/n

Italia 1999

Durata : 46’

Soggetto e sceneggiatura: Eugenio Attanasio, Giovanni Scarfò

Regia: Eugenio Attanasio, Giovanni Scarfò

Direttore della fotografia: Riccardo Grassetti a.i.c.

Fonico: Adriano Grassetti

Assistente operatore: Andrea Sansoni

Aiuto regista: Antonio Alfieri

Fotografia di scena: Alimena

Costumi: Alessi

Delegato alla Produzione: Domenico Levato

Montaggio eseguito da: Vittore Ferrara

Con: Maurizio Comito, Paolo Turrà, Andrea Borrelli, e l’amichevole partecipazione di Vittorio De Seta e la popolazione di Melissa.

 

Dalla didascalia iniziale del film:

Durante le lotte per l’occupazione delle terre, il 30 0ttobre 1949, la polizia spara sui braccianti a Fragalà, nel comune di Melissa, in Calabria. Muoiono Angelina Mauro, Raffaele Nigro e Giovanni  Zito. La drammatica conclusione di questi eventi spinse il Parlamento ad approvare la riforma fondiaria pochi mesi dopo e ispirò artisti, scrittori e uomini di cinema.

Questo film, girato sulla base di interviste e testimonianze raccolte a Melissa, è stato liberamente ispirato alla sceneggiatura di Corrado Alvaro, Basilio Franchina, Fortunato Seminara e Giuseppe De Santis.

Pertanto le storie dei personaggi  immaginari qui raccontati si intersecano con la ricostruzione dei fatti per come avvennero.